
La vecchiaia è il periodo più ingrato e delicato della esistenza umana. Si è come bambini indifesi, si chiede amore e cura. Se l’infanzia va protetta e amata perché è il futuro che cresce, altrettanto dovrebbe essere la vecchiaia che è accompagnata dalla ineluttabile consapevolezza che una vita si sta incamminando al tramonto. Coloro che si offrono come badanti, operatori sanitari, assistenti, medici e via dicendo, non possono non sapere che ci vuole pazienza e dedizione; per un lavoro simile non ci si può improvvisare!
Quando arriva il momento di metterci da parte per attendere il tramonto della nostra vita, si spera di finire il proprio cammino in maniera quanto meno dignitosa e di essere affidati a privati o strutture che abbiano come interesse primario curare e vigilare sulla nostra salute fisica e psicologica.
In Italia la situazione degli anziani è presso ché drammatica, non è difficile avere notizia dai tg di nuovi casi di maltrattamenti avvenuti il più delle volte all’interno di case di cura, le così dette case di riposo che di riposo non hanno assolutamente nulla e che il più delle volte assomigliano a dei veri e propri lager nazisti.
Personalmente ho avuto modo di conoscere meglio questo mondo inizialmente nel 2013 quando un cliente mi incaricò di svolgere delle indagini in ambito preventivo per verificare la sussistenza di un reato penale.
In quella circostanza iniziai a prendere informazioni per avere contezza di alcuni elementi utili alle indagini, quindi intervistai diverse realtà e vennero fuori cose a me sconosciute che mi lasciarono basito, in particolare ricordo quella relativa alle così dette “pratiche di immobilizzazione” che consistevano appunto nell’immobilizzare le persone anziane con la scusa che camminando poteva farsi male; più tardi scoprii come questa tecnica veniva utilizzata da alcune case di riposo solo perché da fermi gli anziani erano più gestibili e facilmente controllabili. Parti immediatamente una denuncia alla Procura.
Parlando di investigazioni private mi viene in mente il caso accaduto nella città di Mestre, dove la figlia di donna in terza età, avendo il dubbio che la badante, potesse sottoporre a minacce e violenze l’anziana madre, incaricò un investigatore privato al fine di accertare se i suoi sospetti erano fondati o meno.
In quel caso, basto all’investigatore privato qualche giorno di osservazione per sporgere una denuncia presso il Commissariato di competenza, che inseguito ad ulteriori indagini fece intervenire la Procura della Repubblica, che richiese nell’immediato l’emissione, da parte del G.I.P., di un provvedimento che imponeva alla badante rumena, l’obbligo di dimora.
In quella circostanza l’investigatore privato era riuscito a documentare alcuni atteggiamenti violenti che la badante aveva manifestato in pubblico, ovvero all’interno di un centro commerciale nell’indifferenza dei passanti, altresì lo stesso, decise di nascondersi in casa del cliente al fine di ascoltare quanto accadeva all’interno delle mura domestiche mentre la badante era in casa. Le sue testimonianze furono importanti per condannare la badante e salvare l’anziana donna dal suo carnefice cui era stata ignaramente affidata.
Attenzione, non facciamone una questione raziale! Non è questione di badanti italiane o straniere tanto è vero che, ci sono stati moltissimi casi dove i carcerieri di questi poveri anziani erano tutti italianissimi e la loro crudeltà era al pari, se non peggio, dei colleghi stranieri.
La verità è che lavorare con la terza età è un lavoro molto difficile, è una questione di cuore. O te la senti o no. Credo non debba essere considerato un lavoro ma più una vocazione.
Ma intanto le violenze ci sono e continuano ai danni di queste persone indifese, il più volte afflitte da malattie mentali e quindi incapaci di comunicare il loro calvario – prede predilette dei loro aguzzini.
Far controllare se il proprio caro anziano viene accudito bene, dovrebbe essere una prerogativa non solo dei figli più previdenti, protettivi e apprensivi, ma di tutti, soprattutto dallo stato. Questo per tutelare la salute dei poveri indifesi che vengono affidati a persone che invece di agevolarli e infondergli sicurezza e disponibilità, li maltrattano certi di una improbabile punizione.
Siamo arrivati al punto di non ritorno dove non si può più prorogare una legge nuova che preveda norme più severe e certezze delle pene. Le telecamere dovrebbero essere d’ufficio, installate a spese delle strutture private e non, presso scuole, asili, ospedali, strutture per anziani o disabili. Alla luce dei fatti, gran parte dei casi di violenze e abusi si potevano prevenire attraverso l’utilizzo delle videocamere, rinunciando ad un pò di privacy per favorire una maggiore tutela dei cittadini.
Nessun investigatore privato ha la capacità di condurre indagini su WhatsApp. Per altre richieste, siamo a tua disposizione e tratteremo la nostra conversazione con riservatezza assoluta.