Ve lo dico io, saltando parti troppo tecniche che non faciliterebbero la comprensione.
In Italia si dice che ci sono tre gradi di giudizio ma è un po’ più complicato di così perché sono in realtà tre passaggi diversi – non è che il processo si fa tre volte e sempre allo stesso modo.
Nel caso ad esempio di omicidio volontario, il primo grado si fa in Corte D’Assise, composta da un Magistrato di appello che la presiede, un Magistrato di tribunale e sei Giudici Popolari.
Se questa Corte ti giudica colpevole puoi ricorrere alla Corte D’Assise d’appello dove troverai un Magistrato di Cassazione che la presiede, un Magistrato d’appello e sempre sei Giudici Popolari.
La Corte D’Assise d’appello riesamina nel “merito” tutto il processo anche facendo rifare eventuali perizie; se a loro avviso, prove o testimonianze sono state giudicate in modo sbagliato, possono ribaltare il giudizio ma, non interrogano e non cercano nuove prove. Quello che è fatto, è fatto.
Se ti hanno confermato colpevole puoi ricorrere in Cassazione che esprimerà un giudizio di “legittimità” ma non più di “merito”, ovvero riesaminerà le carte solo per accertare che i precedenti Giudici abbiamo applicato ed interpretato la legge correttamente – se per esempio ritengono che la Corte D’Assise non abbia tenuto conto di prove o testimonianze importanti o che le abbiano interpretate in modo sbagliato, rimandano il processo in Primo Grado e lo fanno rifare – se pensano che la Corte D’Appello abbia giudicato male, rimandano in secondo grado – e da li, si ricomincia.
In teoria l’iter giudiziario potrebbe andare avanti all’infinito ed è per questo che i processi in Italia possono durare uno sproposito, “va bè” tu dirai– almeno così è più difficile sbagliare!? Non proprio, dal 1992 al 2016, in Italia sono state risarcite ben 24.000 persone per essere state incarcerate e condannate ingiustamente.
La Procura della Repubblica ha in corso circa 1.700.000 procedimenti penali contro “noti” ed altri 1.000.000 contro “ignoti”, circa 10.000 procedimenti finiscono in prescrizione perché il PM (Pubblico Ministero) non ha rispettato i termini di legge.
Sono dati ISTAT:
Per approdare ad una sentenza definitiva occorrono circa 380 giorni alla Procura, 358 al Tribunale, 844 alla Corte D’Appello e 220 alla Cassazione che è nettamente più veloce – l’ingolfamento è tale che ci sono circa 3.500.000 di procedimenti arretrati e altri 3.500.000 di nuovi procedimenti in corso.
In tempi così lunghi può accadere di tutto, puoi essere condannato, assolto e poi nuovamente condannato.
A conquistare la scena del crimine c’è il PM, (Pubblico Ministero), l’unico veramente autorizzato ad alzare l’indice accusatorio – nel nostro ordinamento è lui che rappresenta l’interesse dello Stato, ed è sempre lui che ha l’obbligo di esercitare l’azione penale prevista nell’art 112 della Costituzione Italiana.
Svolge quindi le indagini preliminari sotto la sorveglianza del GIP (Giudice Indagini Preliminari), al fine di valutare se sussistono le condizioni per accusare un indagato di reato, in questo contesto è comunque obbligato a ricercare anche prove a favore della persona sospettata.
Qualora, in seguito alle evidenze riportate dalle indagini preliminari e dall’udienza preliminare non vi sia necessità alcuna di iniziare un processo, il Giudice procederà all’archiviazione, in caso contrario, richiederà il rinvio a giudizio dell’imputato.
Da quel momento in poi il PM acquisirà il ruolo di controparte dell’imputato del reato – l’unico che potrà difendere l’imputato sarà l’avvocato difensore.
Allora ti starai chiedendo, e se il PM, durante la ricerca della verità commette degli errori o più semplicemente non segue la pista giusta ed incolpa un innocente, chi indagherà in suo favore? Chi cercherà prove a suo discarico?
L’Avvocato difensore, nel nostro sistema penale – basato su una traccia processuale di tipo accusatorio – può disporre delle indagini difensive o preventive.
Questa attività introdotta nel nostro ordinamento dalla Legge 07/12/2000 n. 397, al fine di consolidare il principio di parità tra accusa e difesa, garantisce al Difensore, la possibilità di poter incaricare un Investigatore Privato (necessariamente autorizzato dalla Prefettura a svolgere investigazioni difensive) per eseguire indagini difensive o preventive in favore del suo assistito.
In tal modo l’avvocato difensore potrà creare il suo team difensivo composto da periti, tecnici, consulenti, grafologi, balistici ed altri, al fine di ricercare elementi di prova a favore dell’imputato.
Nessun investigatore privato ha la capacità di condurre indagini su WhatsApp. Per altre richieste, siamo a tua disposizione e tratteremo la nostra conversazione con riservatezza assoluta.